
E' scomparso, alla soglia dei 100 anni, Franco Carpanelli, che era stato Governatore del Distretto 2070 nell'anno 1987-88. Un personaggio di grandissimo valore, che ha contribuito a scrivere indimenticabili pagine della storia del nostro Rotary e del glorioso Distretto che univa Emilia Romagna, Repubblica di S. Marino e la Toscana.
Ecco come Franco Carpanelli, alla cui famiglia vanno le affettuose condoglianze del Governatore Nello Mari e di tutti i Soci del Distretto 2071, è stato ricordato in questo articolo della Gazzetta di Parma.
Era giovane dentro, Franco Carpanelli. Una mente illuminata, creativa, colta, appassionata fino all'ultimo atto di una vita lunga quasi un secolo. Amante dell'arte, del bello, non perdeva occasione di prendere posizione di fronte alle ingiustizie e alle brutture del mondo in fatto di urbanistica, ma non solo. Non a caso andava orgoglioso di appartenere all'Accademia nazionale di belle arti di Parma e di essere stato membro (oltre che presidente) fino a qualche anno fa di Italia Nostra. Se n'è andato senza tagliare il traguardo dei cent'anni - li avrebbe computi in luglio - l'architetto che ha cambiato il volto di Parma negli anni della ricostruzione.
Prima di tutto architetto
Unico italiano allievo di Mies van der Rohe, con cui aveva lavorato subito dopo la laurea nello studio di Chicago (grazie a una borsa di studio ottenuta per merito), Carpanelli nasce a Livorno nel '23, da padre parmigiano. Vive la giovinezza in Toscana, terra che gli lascia l'inflessione inconfondibile che ha sempre dato grazia alla sua parlata spigliata e vivace, caratterizzata da una ricchezza lessicale impeccabile. Proprio in Toscana, ancora ragazzino, conosce Frank Lloyd Wright, il grande architetto americano, all'epoca in Italia per il suo «grand tour». Un segno del destino. Dopo la laurea all'Università di Firenze parte per gli Stati Uniti.
La splendida esperienza americana segna il suo percorso professionale e personale. Le preziose esperienze al fianco di un maestro di quel calibro lo aiutano a farsi notare quando torna in Italia, dove conquista subito un posto da docente all'Università di Bologna. Fa ricerca, insegna e insieme progetta. Vince concorsi nazionali (due molto importanti per il ministero degli Affari esteri e per il Consiglio nazionale delle ricerche) che lo mettono in luce sulla piazza italiana. Decisivo il concorso nazionale del 1953 per la stesura del nuovo Piano regolatore di Parma, che da quell'anno diventa la sua città.
Da Firenze a Parma al mondo intero
Se nella «piccola capitale» - guai a chiamarla «piccola Atene», da quei tempi di eleganza e democrazia, diceva, siamo lontani - decide di fermarsi a vivere, ma non di restare immobile. Per lavoro, per la curiosità tipica delle persone intelligenti, per incarichi da architetto e da docente gira il mondo. Nel 1959 con Richard Neutra, solo per fare qualche esempio, va a Maracaibo in Venezuela per realizzare progetti in città, subito dopo viene chiamato a tenere lezioni all'Università di Varsavia; quindi, partecipa a una missione del governo italiano a Pechino e Shanghai. Siamo solo negli anni Settanta.
Curriculum sterminato
La sua carriera è un crescendo. Il suo curriculum sterminato. Insegna, pubblica saggi e studi, progetta. Delle tante opere che lasciano il segno in città il Palazzo delle poste in via Pastrengo, la Camera di commercio, il centro direzionale tra viale Mentana e viale Fratti, il primo in metallo e vetro, secondo la lezione di Mies van der Rohe. Un tocco di internazionalità che la piccola città ducale non aveva mai visto. I suoi progetti riguardano l'edilizia pubblica e quella privata: realizza edifici residenziali, industriali, per il culto e per lo sport, ricreativi e culturali, si cimenta persino nella realizzazione di caserme e strutture militari. Il filo conduttore di ogni lavoro, dal più grande al più piccolo, è l'armonia delle forme, insieme all'essenzialità. «Chi aggiunge non sa fare bene» diceva fedele alla lezione del maestro tedesco naturalizzato americano. L'archivio di progetti e materiale di studio è conservato alla Fondazione Cariparma per volontà di Carpanelli che lo dona nel 2016.
Presidente dell'Accademia di belle arti dal 2013
La passione per l'architettura lo accompagna sempre, forse anche per quel legame sottile con l'arte in tutte le sue manifestazioni che ha tanto amato e studiato. La sua più recente grande gioia è stata la rielezione alla carica di presidente dell'Accademia nazionale di belle arti di Parma, un onore, ma non un onere dato l'orgoglio e l'entusiasmo con si è dedicato alle attività anche da remoto. Carpanelli è l'unico presidente rimasto in carica dieci anni.
Amicizie carissime
Aveva tanti amici, Carpanelli, dal grande Le Corbusier, con cui intrattenne scambi epistolari molto interessanti, a Enrico Fermi. Ma soprattutto c'erano quelli di casa, quelli che non hanno mai smesso di chiamarlo. Nell'ultimo periodo, per colpa di qualche difficoltà motoria, non era facile incontrarlo di persona. Per fortuna il cellulare era sempre a portata di mano e la posta elettronica sempre sotto controllo. Teneva moltissimo agli amici del Rotary club di Parma - e loro tenevano a lui - di cui è stato presidente nel periodo 1982-83. Orgoglioso anche della carica di Governatore del distretto 2070 del Rotary international nel biennio 1987-88. Anche in questo ambito ha saputo conquistare le persone e farsi apprezzare partecipando a molte conferenze internazionali del Rotary, tra cui quelle ad Amsterdam, Berlino, Istanbul, Londra, Monte Carlo e Singapore. Era impossibile non stimarlo. E impossibile non volergli bene.
Katia Golini
Gazzetta di Parma